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Sala Ademollo di palazzo ducale

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Il cuore artistico del Palazzo Ducale di Lucca è il magnifico Quartiere di Parata, a cui si accede dalla Scala Regia, progettata da Lorenzo Nottolini nel 1818, su commissione di Maria Luisa di Borbone, in sostituzione del precedente scalone cinquecentesco.

 

Il Quartiere di Parata è un susseguirsi di sale monumentali che inizia dalla sala degli Staffieri con un imponente soffitto a cassettoni cinquecentesco, la loggia dell’Ammannati, maestosa galleria che si apre su Piazza Napoleone e la sontuosa Sala delle Guardie al cui interno vi è un ciclo di affreschi dedicato all'imperatore Traiano dipinti dall'artista milanese Luigi Ademollo (per questo chiamata anche Sala Ademollo).

 

Il quartiere di Parata prosegue con la Sala dei Ciamberlani, la Sala del Trono, la Sala dei Consiglieri e il Gabinetto del Sovrano. Una vera e propria reggia con affreschi che raffigurano soggetti mitologici, stucchi dorati, bassorilievi e festoni floreali, pregevoli quadri, caminetti in marmo bianco di Carrara decorati con maioliche, porte in noce arricchite con rilievi bronzei.

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La Sala delle Guardie o Sala Ademollo:

 

L'impianto architettonico della Sala destinata ai tempi della Repubblica ad ospitare il Consiglio Generale è cinquecentesco. I lacunari dipinti del soffitto a cassettoni mostrano motivi classici: greche, fogliami, ovuli, dentellature.

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Maria Luisa di Borbone nel 1818 commissionò il ciclo di affreschi al pittore milanese Luigi Ademollo, già attivo a Firenze a Palazzo Pitti e al Teatro La Pergola.

 

Il tema iconografico è tratto dalle Storie dell'Imperatore Traiano, esempio di Sovrano illuminato e magnanimo. La pittura riproduce tre finti arazzi.

 

Dall’ingresso della Sala guardando la parete sulla destra si osserva un porticato sorretto da quattro cariatidi con Traiano che congeda la sua guardia armata nella casa del cospiratore Licinio Sura; alle spalle la rappresentazione di Traiano che conduce la sposa Plotilla nella Domus Aurea e di fronte il Trionfo di Traiano.

Le rappresentazioni sfruttano le ambientazioni imponenti della Roma antica.

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 Sopra le porte laterali sono rappresentate figure allegoriche con trofei di armi sovrastate da finti rilievi con Storie di Traiano.

 

Sulla parete finestrata è dipinta l'Allegoria della Costanza Borbonica che appare trionfante su una biga trainata da due cavalli bianchi che calpestano i vizi napoleonici: Violenza, Invidia, Tradimento, a testimonianza del successo della Restaurazione.

 

 

Bibliografia: Palazzo Ducale, guida al palazzo di governo di Lucca; http://www.palazzoducale.lucca.it/it/visita-a-palazzo

 

 

Luigi Ademollo (Ademolli).

di Palma Bucarelli – Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, volume 1 (1960)

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Nato a Milano il 30 aprile 1764, si recò a Roma non ancora ventenne per studiare le antichità classiche.

 

Nel 1789 fu chiamato ad eseguire la decorazione del teatro della Pergola (poi rinnovata nel 1814) a Firenze.

Il successo ed il numero di commissioni ricevute per tutta la Toscana lo persuasero a stabilirvisi.

 

Morì l'11 febbraio 1849.

 

Di buona cultura letteraria e archeologica, predilesse l'affresco e praticò un tipo di encausto di sua invenzione.

 

Eseguì un enorme numero di decorazioni sacre e profane, di gusto accademico, ispirate a fatti della Bibbia e del Vangelo, della storia antica, dei poemi omerici e cinquecenteschi, composte con straordinaria abilità, ma spesso macchinose e fiacche nel disegno e nel colorito.

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Ornò chiese, palazzi, ville, oltre che a Firenze (per es. cappella in palazzo Pitti; Galleria palatina, sale della musica e delle reliquie; sale nei palazzi Pucci, Capponi, ecc.; cappella dell'Annunziata, ecc.), in grandi e piccole città di tutta la Toscana, da Livorno fino alla valle Tiberina (per es. Arezzo, cappella del duomo; Pisa, palazzo Scotto-Corsini; Siena, palazzi Bianchi-Bandinelli, Biringucci, Sergardi, abside della chiesa di S. Donato, ecc.; Lucca, palazzo provinciale, sala delle guardie; Livorno, duomo, cappella della Concezione, teatro di S. Marco; Pomarance, parrocchiale; Lucignano, municipio; ecc.), nonché nel Bergamasco e nel Bresciano.

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Lo stesso repertorio e gli stessi caratteri distinguono i suoi lavori d'incisione, circa quattrocento acqueforti eseguite tra il 1794 e il 1827: si ricordano, tra le altre, il Trionfo di Scipione; 18 lastre per il saggio del figlio Alessandro (Gli spettacoli dell'antica Roma, Firenze 1837); parte delle illustrazioni per l'edizione fiorentina di Dante del 1817-19; soggetti biblici e storici.

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