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La musica sacra

Il termine musica sacra nacque nel XVII secolo: venne usato per la prima volta nel 1614 da Michael Praetorius – protestante – nel Syntagma musicum (classificazione dei generi musicali); successivamente nel 1640 Giovanni Battista Doni – cattolico – scrisse la Dissertatio de musica sacra. Nei documenti ufficiali si arrivò al 1860, in occasione del sinodo provinciale di Colonia; mentre in ambito pontificio si trova per la prima volta nel 1894.

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Differenze:

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La musica spirituale è una musica che permette di elevare l’anima a Dio, senza essere però inserita in un contesto di una pratica religiosa

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La musica religiosa è spesso consacrata da testi o preghiere religiose, si distingue dalle precedenti per la sua funzionalità.

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La musica liturgica è una musica prettamente legata al rituale liturgico e quindi contestualizzata rispetto ad un particolare momento della liturgia o ad una specifica funzione liturgica.

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La musica sacra sorpassa la musica spirituale per il suo carattere personale o comunitario: una musica può essere considerata sacra per un culto (il magnificat per la Chiesa cattolica per esempio), senza esserlo per un altro. Allo stesso tempo una musica profana può essere considerata spirituale.

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Fin dall’antichità musica e religione rappresentano quindi un binomio inscindibile, in modo particolare nell’antica civiltà cinese la musica era l’unica arte capace di educare i giovani alla spiritualità, misticismo e musica erano considerati sinonimi, e proprio nella musica stava il segreto del perfetto equilibrio cosmologico tra cielo, terra e mare.

 

Tutto questo spiega il perché della tipica lentezza esecutiva della musica della Cina antica in cui ogni suono ha un ruolo nel tempo e nello spazio, non esiste fraseologia musicale, ma concatenazioni di suoni indipendenti su cui fermarsi a meditare.

 

La musica greca antica era ‘la cura dell’anima’, ogni particolare ‘tonalità’ musicale era in grado, secondo le teorie del tempo, di scaturire una particolare ‘suggestione psichica’.

 

In questa teoria denominata dell’ethos (energia ‘che affascina’) ogni suggestione creata dalla musica poteva recare miglioramento a determinate carenze dello spirito della mente e persino del corpo.

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Nel mondo esistono numerose forme di musica sacra secondo le tradizioni religiose: musica cristiana, musica hindu, musica islamica, musica giudaica, eccetera.

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Musica sacra cristiana:

 

La musica sacra cristiana comprende al suo interno diversi generi e forme e copre tutti i periodi della storia del Cristianesimo. Nel Medioevo la musica sacra per eccellenza fu il Canto gregoriano, successivamente la musica sacra conobbe uno sviluppo molto innovativo a partire dal XV secolo fino a raggiungere forme estremamente ampie e complesse nel XVII e XVIII secolo nell’ambito della cosiddetta musica barocca.

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Canti sacri ortodossi:

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Nelle chiese ortodosse, con l’eccezione di alcune chiese greche (per esempio, nelle Isole Ionie) che hanno a lungo subito un influsso latino, è virtualmente impossibile trovare strumenti musicali a uso liturgico.

 

Per quanto le Sacre Scritture siano ricche di immagini di lode a Dio attraverso strumenti musicali, infatti, i Padri della Chiesa esortarono all’uso della sola voce umana negli inni. Le Costituzioni Apostoliche del IV secolo vietano l’uso di strumenti musicali nella chiesa, e la prassi ortodossa è rimasta invariata da allora. Ancora oggi, gli ortodossi vedono nell’uso liturgico di strumenti musicali una disubbidienza alle regole e allo spirito dei Padri, e un pericoloso principio di commistione tra musica sacra e musica profana.

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Musica sacra hindu:

 

Anche la musica indiana, sia karnatica (del sud dell’India) che indostana (del nord dell’India) è considerata di derivazione divina, essa infatti deriverebbe direttamente dalla trimurti (Brahma, Shiva e Vishnu) la quale ne avrebbe insegnato regole e dettami ai musicisti ai quali a loro volta spetta il compito di intervenire sui nove sentimenti che, secondo la musica indiana, l’essere umano è in grado di provare.

 

Nascono in questo modo i raga ovvero combinazioni di stilemi melodici detti swara, ogni raga inoltre produce uno swaroopam ovvero una ‘suggestione psichica’ particolare con influenze specifiche all’interno della natura umana. Il mantra fondamentale per l’induismo è ‘Oṃ’.

 

Musica sacra islamica:

 

Nell’Islam, tra il VI e il VII secolo, grande importanza ha avuto, e ha tuttora, il movimento esoterico spirituale del tasawuf o sufismo. Questo movimento costituito su concetti filosofici che potremmo definire ‘dialogali’, vede nella musica e nella danza il mezzo più adeguato per l’incontro con Dio (dhikr). Attraverso l’ascolto (sama), si compie infatti un cammino tra gli equilibri del cosmo si suona e si danza guidati dal ‘sacerdote’ chiamato shaykh.

 

Musica sacra giudaica:

 

La musica ebraica sacra è fondata sul sistema modale, composto da un numero di ‘motivi’ (breve figure musicali o gruppi di note) all’interno di una determinata scala. Ogni comunità ebraica, su una base di regole comuni, ha i propri usi e costumi e ciò è valido anche per il modo della lettura della Torah. Vi sono vari modi di leggere la Torah, a seconda dell’area geografica. Il modo del Pentateuco è influenzato dalla musica greca ed orientale ed esprime dignità ed innalzamento dello spirito.

 

Quello askenazita (Europa dell’Est) – fortemente influenzato dalla musica tedesca ed espressione di sentimenti struggenti e melanconici – è simile a quello in uso nelle comunità ebraiche del sud della Francia – Carpentras, Avignone – e dell’Italia. Il modo sefardita (Spagna ed Africa del nord) ha invece varie somiglianze con il canto gregoriano – che fece propri parecchi elementi dei canti ebraici – ed ovviamente ha molte affinità con le melodie arabe.

 

Il modo di cantare la Torah viene effettuato su una base stabilita, che sono appunto i ‘te’amim’, ma il suo svolgimento è diverso non solo tra comunità askenazite, sefardite, italiane, ma anche tra le varie città della stessa nazione. Motivo per cui, per esempio, se si andrà in sinagoga a Roma, Venezia o Torino, non si ascolterà la stessa identica lettura.

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Bibliografia:

 

Enciclopedia della musica, diretta da Jean-Jacques Nattiez, vol. III, Musica e culture, Torino, Einaudi, 2003, pp. 279-501 (Parte terza. Musica e religione);

 

Girolamo Garofalo (a cura di), Musica e religione, Roma, Squilibri, 2006; Susanna Pasticci, Musica e religione, in Enciclopedia della musica, diretta da Jean-Jacques Nattiez, vol. I, ‘Il Novecento’, Torino, Einaudi, 2001, pp. 420-443;

 

Introduzione on line al pensiero e alle pratiche della musica, http://www3.unisi.it/ricerca/prog/musica/Index.htm;

Cathopedia, l’enciclopedia cattolica https://it.cathopedia.org/wiki/Musica_sacra;

Tra musica e spiritualità: Latitudini e altre parole https://rosariobocchino.wordpress.com/2017/04/22/tra-musica-e-spiritualita/;

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